In Italia esiste la pena di morte

  • Aggiornato
  • Pubblicato in Politica

In Italia esiste la pena di morte

da https://www.ilpost.it/episodes/in-italia-esiste-la-pena-di-morte/

Questa è la storia del principale e più inadeguato fornitore di servizi sanitari di salute mentale in Italia. La storia di un luogo in cui la burocrazia raggiunge i livelli di assurdo più assurdi. La storia di un’istituzione che dovrebbe aiutare le persone che ospita e invece finisce spesso per distruggerle. È la storia della condizione di illegalità sistematica di un servizio erogato dallo Stato e anche la storia di come l’Italia abbia introdotto da tempo una versione soft, ufficiosa, informale, della pena di morte. Ed è la storia di Said, che pochi giorni fa si è ucciso nel carcere di San Vittore di Milano, a 22 anni.


Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.

Commento di Massimo Vita

Questo episodio, come tanti altri, segnalano un’emergenza che meriterebbe le prime pagine dei giornali e delle reti generaliste almeno della televisione di stato.
Tutta questa vita invece è tenuta ai margini e viene nascosta perchè si tratta davvero di una pena di morte introdotta in modo surrettizio.
Le carceri italiane sono uno schiaffo infaccia alla vita e alla costituzione italiana, un’inciviltà che aspetta un’assunzione di responsabilità da parte di tutti.
Muoiono sempre più persone in carcere e soprattutto muoiono persone che sono in attesa di giudizio o che sono detenute in carceri lagher vergognosamente dimenticati dalla politica e dalla società civile.
Il luogo comune che spesso compare è: “gettatilo in carcere e gettate la chiave”.
La verità e che quando nei penitenziari si attuano azioni serie di riabilitazione, le persone escono e non si avvicinano quasi più alla delinquenza.
Tanti anni fa un giovane del carcere minorile di torino mi disse: “ho lottato per lasciare poggereale perchè ero tenuto in una cella con un bos il quale mi aveva già affidato dei compiti gravi quando sarei uscito e li non potevo studiare.”
Li lui riusciva a Studiare e a fare musica e quando ha scontato la pena, come è giusto, è uscito e lavorava dignitosamente impegnandosi nel sociale.
Il ministro della giustizia farebbe bene a occuparsi seriamente del tema invece di proseguire nella costruzione di norme che mettono al centro la pena e non la prevenzione del crimine.