Lettera all’Unione

Lettera all’Unione

Siena, 30 aprile 2025

Cara Unione, ho camminato con te da quando avevo 10 anni e da te, e con te, ho imparato tante cose, positive e negative; con te, sono cresciuto e grazie a te, ho conosciuto persone splendide e anche alcuni personaggi che ti deturpavano e ti deturpano.
Ti ho amata, per la verità, ti amo ancora e per questo, forse troppo spesso, ti ho anteposto alla mia famiglia e a me stesso.
Rifarei tutto ma, non per questa Unione.
ho deciso di spedirti questa lettera e renderla pubblica, negli ultimi giorni perchè ho preso atto che il mio impegno non produce gli effetti sperati e mi porta solo disagio e fatica.

Non trovo più il clima di amicizia e condivisione che ho conosciuto in gioventù e spero, che questa mia decisione, per altro irrevocabile, non metta in discussioni amicizie che durano da lungo tempo.
Lascio dunque, ma non smetterò di camminare con i tanti “Compagni d’ombra” con i quali ho condiviso gioie e dolori.
Metterò a disposizione di chi vorrà le mie competenze e certamente vivrò in modo più sereno.
rischio la mia serenità e la mia dignità e non voglio farlo.
Da oggi in poi starò vicino a chi vorrà proseguendo con rapporti personali.
Per giungere a questa decisione, ho sofferto; soffro nello stendere questa lettera ma, dopo aver lottato, cercato mediazioni, lanciato appelli mi sono reso conto che non ci sono spazi democratici per risanare e rilanciare te, Cara Unione.
Forse qualcuno mi accuserà di codardia o di tradimento, ma lascio per evitare di mettere a repentaglio la mia serenità e forse, la mia stessa vita.
Lascio per la mia serenità, per dedicarmi alle cose che mi danno gioia come: far crescere la radio, sviluppare il rapporto con i ciechi cubani, collaborare con l’associazione vittime civili di guerra, con l’AUSER, con la misericordia e con tutti quei ciechi che avranno bisogno di me.
Lascio lo scenario nazionale e mi dedicherò alla sezione di siena o meglio ai ciechi di Siena.
Lascio la battaglia nazionale oramai avvitata su se stessa.
Nel lasciare la battaglia nazionale e non volendo più incarichi istituzionali faccio appello, ancora una volta affinchè dentro di Te,Cara Unione, ritorni la concordia e la piena cittadinanza del pluralismo.
Non lascio la tessera per la speranza che qualcosa camb i ma ribadisco il mio impegno per la realtà in cui vivo ma come socio tra i soci e rimarrò lontano dalle cariche associative.
Allora, Cara Unione, lascio per dare un segnale non di resa ma di speranza.