Mozione di sfiducia al Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto, ai sensi dell’art. 7, comma 3, lettera d dello Statuto Sociale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti

Mozione di sfiducia al Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto, ai sensi dell’art. 7, comma 3, lettera d dello Statuto Sociale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti

Carissimi Consiglieri Nazionali,

non avremmo mai potuto immaginare a conclusione del XXIV Congresso Nazionale UICI, convintamente uniti nel sostegno alla figura e al ruolo del Presidente Barbuto, di essere costretti, come extrema ratio, dopo appena due anni dal nostro insediamento, a presentare al Consiglio Nazionale UICI una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente.

Certo, tanti tra noi penserebbero trattarsi essenzialmente di una conseguenza strettamente, se non unicamente, riferibile alla controversa sua diretta esposizione, come nostro rappresentante legale, nella competizione elettorale.

Alcuni dirigenti associativi erano propensi a sollecitare una presa di posizione in tal senso, ma non è stata ritenuta da altri tale vicenda di per sé decisiva nell’indurci a presentare una mozione di sfiducia.

Indubbiamente, si è trattato di una fase molto controversa, poco accorta e per tanti versi lesiva dell’immagine associativa, quantomeno se ci riferiamo al vero e proprio assalto comunicativo, che ci ha esposti inermi e ignari ad una penetrante mistificazione della nostra ragion d’essere e davvero imbarazzanti e prive di attenuanti si sono rivelate le giustificazioni addotte a protezione dell’ineffabile operazione elettorale partitica condotta, se così si può dire, senza rete di protezione.

L’indulgenza sull’accaduto assume oggi il senso di fastidio e l’accusa di condurre polemiche inutili e stucchevoli, tanto da suggerire di considerare il tutto acqua passata.

Il Consiglio Nazionale, nel rispetto dello Statuto vigente che ci indica indiscutibilmente il principio guida in materia, ha tutti i poteri per intervenire sul Regolamento Generale, colmarne i vuoti attuativi, attraverso una più serena ed equilibrata valutazione non condizionata dall’impellenza delle vicissitudini.

Era inevitabile assistere allo sconquasso emotivo che si è espresso nelle forme più svariate, all’interno e all’esterno dell’Unione.

Non aver saputo e voluto comprendere, aver considerato quasi esclusivo il proprio diritto individuale di esserci, aver poi dato vita ad una vera e propria escalation di reazioni che si preciseranno oltre, ha generato sgomento, smarrimento e perdita di autorevolezza e fiducia, col ritenere il Presidente Barbuto ormai non più in grado di rasserenare, unire, garantire una guida riconosciuta per procedere nel nostro impervio cammino.

Ciò chiarito, si pone a noi il quesito:

perché urge sfiduciare in Consiglio Nazionale il Presidente Nazionale Barbuto, pur eletto con voto quasi unanime nel XXIV Congresso Nazionale?

Innanzitutto, la grande fiducia riposta nel Presidente e nella nostra lista unica doveva essere ben interpretata e corrisposta. Il grande consenso ricevuto avrebbe richiesto cautele, cura dei contrappesi, tutela delle garanzie statutarie, rigore assoluto nel sottrarsi alle tentazioni di un esercizio sovrabbondante delle funzioni presidenziali, quantomeno per allontanare dubbi già affacciatisi nelle fasi precongressuali, con il venir meno della parola data dal candidato alla Presidenza di trattare equamente tutti i 32 candidati della lista.

Quanto verificatosi successivamente, ad iniziare dal 10 dicembre 2020, data di insediamento della Direzione Nazionale e sempre più nei successivi mesi, particolarmente nel costruire un sistema di responsabilità, di incarichi, di reciproca fiducia, si è organicamente delineato un modello di gestione associativa pericolosamente angusto e legalmente rischioso; certo, quasi completamente antitetico a quanto preconizzato ed adottato nel precedente quinquennio. Il tutto senza informare e condividere con la sua lista, che comprende anche candidati non eletti nel Consiglio Nazionale.

Potrebbe ciò apparire un cavillo polemico, ma ad occhi non avvezzi al pregiudizio, appare come sintomo di preoccupante involuzione.

  •         Non si è più prestata attenzione ad evitare cumuli di incarichi; anzi lo stesso Presidente li ha promossi;
  •         Non sono stati più richiesti specifici curricula per assumere delicati compiti all’interno dell’Unione e negli enti a noi direttamente collegati, anche in presenza di incarichi retribuiti;
  •         Non sono state rispettate le procedure che attribuiscono agli organi di cui si è componenti, la concessione delle dovute autorizzazioni;

Tutto è divenuto sempre più prerogativa del Presidente.

Precisiamo i fatti, almeno alcuni, ad iniziare dal 10 dicembre 2020, data di insediamento della Direzione Nazionale:

  1. In quella data Barbuto, oltre ad alcune nomine in quel momento non controverse, propose di destinare € 400.000 dei quasi 500.000, residuali per le iniziative del centenario, alla Helen Keller, ente presieduto dalla Vice Presidente Nazionale Linda Legname, di cui anche Mario Barbuto era ed è amministratore. Si deve precisare che la precedente Direzione Nazionale aveva già disposto un prestito di € 250.000 che si apprese in Direzione il 27 gennaio 2022 essere stato restituito, ovviamente, grazie all’elargizione indicata. Insomma, visto che mi devi restituire € 250.000, te ne concedo 400.000 perché tu possa onorare e restituire il prestito.
  2. Febbraio 2021: si delinea il modo congegnato per stabilire i rapporti con gli organi regionali e territoriali. Con la motivazione di evitare un sistema troppo personale nell’affidare due, tre regioni ad un componente della Direzione, si progetta un sistema teoricamente più flessibile, ma praticamente volto ad attribuire alla Vice Presidente Legname e al componente di Direzione Massa l’esclusiva di rappresentare il Presidente Nazionale come dirigenti di sua pressoché totale fiducia, tagliando fuori scientemente l’equanime responsabilità di alcuni componenti della Direzione Nazionale.
  3. Risvolti inaccettabili si riscontrano allorché il Presidente Barbuto, nel proporre la responsabilità di coordinare il settore istruzione, formazione e disabilità aggiuntive, nonostante la presenza in Direzione e Consiglio Nazionale di esperti docenti di lunga esperienza e di robusto impegno nel settore, ritenne di affidare l’incarico alla Vice Presidente Legname. Nello stesso periodo, accadde anche che, all’insaputa della Direzione Nazionale, mai informata in merito, il Presidente Barbuto, anche in rappresentanza dell’I.RI.FO.R., ugualmente non informandone il Consiglio di Amministrazione, concorda col prof. Piscitelli, Presidente della Biblioteca Italiana per Ciechi Regina Margherita e con il Presidente Masto della Federazione Nazionale delle Istituzioni Prociechi, l’istituzione della funzione di Direzione dei Centri di Consulenza tiflodidattica, con incarico retribuito affidato alla Vice Presidente Linda Legname.
  4. Ha dell’inverosimile quanto possiamo ricostruire a proposito di una vicenda definibile come “Caso Romano”, provvisoriamente conclusasi con l’estromissione/sospensione/revoca, appunto, del Direttore Romano. Il Consiglio Nazionale dovrà discuterne, data l’incardinazione in proposito del Ricorso Gerarchico e, ottenute le controdeduzioni dalla Direzione, adottare i provvedimenti opportuni per rispondere al ricorso presentato dai due componenti della Direzione Nazionale, Corradetti Adoriano e Lapietra Giuseppe. Al momento è sufficiente far conoscere ai Consiglieri Nazionali che, in occasione della nomina del Direttore Generale Romano, come si evince nella delibera n. 24 dell’aprile 2021, nell’atto stesso di nomina si attribuiscono deleghe alla Vice Presidente Legname relative a funzioni che finiranno col sovrapporsi e sostituire i compiti del Direttore Generale. Possiamo oggi affermare senza tema di smentita che vi fu un intenzionale progetto che, con la giusta necessità di rappresentare la politica della nostra Direzione nei rapporti con il personale, ha mirato principalmente quasi a tagliar fuori il Direttore Generale dalle funzioni apicali sempre svolte. Non par vero, ma questo si verifica: si decide di retribuire un funzionario al quale non viene consentito di svolgere il suo lavoro. Già gravissimo ciò per i risvolti amministrativi addebitabili al Presidente e alla Direzione Nazionale, ugualmente molto dannoso per come si è attuato, col venir meno della distinzione tra ruoli politici e attività svolte dai funzionari apicali.
  5. Lavori di ristrutturazione della nostra Sede Nazionale: diciamo che la fretta nell’adozione di alcune decisioni, la non condivisione sistematica di tutte le fasi di tale importantissimo impegno, il dover sempre con le pinze tirar fuori notizie, quasi che risulti disturbante la gestione collegiale dell’intricata situazione, non ci rasserena, anche perché sono ormai trascorsi 18 mesi dalle decisioni della Direzione Nazionale e, verosimilmente, con i permessi non ancora completamente ottenuti, pur essendosi svolta e completata la procedura di gara nel mese di agosto 2021, qualche preoccupazione è lecito che si ingeneri, vista la diversa fase economica che stiamo attraversando. Non conosciamo minimamente quale sia l’interlocuzione e se vi siano difficoltà con la società Poggi alla quale i lavori sono stati affidati. Per contro, in virtù di informazioni poi confermate da atti amministrativi richiesti ed ottenuti il 28 aprile 2022, in concomitanza dei lavori del Consiglio Nazionale, si apprende che il Presidente Nazionale, come ha tentato di giustificare coram populo senza contraddittorio, lo scorso 29 aprile e nella trasmissione radiofonica del 25 maggio “Chiedi al Presidente”, senza mai minimamente accennare in Direzione Nazionale, ha deciso di locare personalmente un bilocale in via della Vite, nei pressi della sede di via Borgognona, mantenendo l’ambiente che storicamente nella nostra sede viene destinato al Presidente Nazionale medesimo. L’Unione rimborsa al Presidente una cifra ragguardevole, rintracciabile nelle specifiche delle missioni.
  6. La questione “via Belsiana”: si pensi che, richiamando il precedente punto, il costo al netto del bilocale di via della Vite, è superiore a quanto l’Unione riceve al netto dall’aver locato 250 mq nelle stesse vicinanze della nostra sede, in via Belsiana, dove, per capirci, sono a disposizione 6 stanze con bagno oggi in grado di rendere cifre che preferiamo non calcolare. Perché mai nello stesso mese di giugno 2021 vengono compiute quasi in concomitanza le due operazioni, in previsione di lavori mai iniziati, non è dato comprenderlo. Ancor meno è dato comprendere perché mai non potevano essere disponibili 6 ottime stanze nei pressi di via Borgognona per consentire ad altri dirigenti, Presidente Nazionale incluso, di utilizzarle, dati i costi stellari romani e, addirittura, tante volte, l’impossibilità di prenotare stanze in Roma. Come poi la nostra proprietà in Via Belsiana sia stata attribuita, lascia parecchio a desiderare.
  7. Gestione I.RI.FO.R.: anche in questo caso, come documentalmente dimostrabile, siamo sempre alle prese con un principio gestionale discutibilissimo, che richiama le consuete “prerogative presidenziali”. Infatti, circa da dicembre 2021, il Presidente Nazionale che per Statuto presiede l’I.RI.FO.R., in assoluta violazione del Regolamento dell’I.RI.FO.R., imponendo un suo ordine e dichiarando avrebbe poi fatto modificare il Regolamento, delibera distinti autorizzative e fa eseguire pagamenti senza la ratifica prevista del Direttore Generale, bensì attribuendo a se stesso e al Vice Presidente il potere di firma e di controllo. Qui, nuovamente si affaccia la commistione dei ruoli, in quanto il Vice Presidente è solo un sostituto politico del Presidente, non un funzionario a cui sono attribuibili controlli amministrativi sull’operato del Presidente. Gravissimi sono tali commistioni per le conseguenze che potrebbero scaturirne, data l’allegra discrezionalità gestionale.

Queste descritte situazioni si aggiungono a rilievi di natura politica, sempre riconducibili ad una concezione molto pervasiva dei poteri di quelle che il Presidente Nazionale non si fa scrupolo di denominare con espressione non statutaria, “le cariche della Presidenza Nazionale”, riferendosi, con ciò, all’esistenza di un potere de facto operante continuamente e riservato al Presidente Nazionale e alla Vice Presidente Nazionale, riuniti in seduta permanente. Che da tale situazione discendano le storture evidenziate, pare conseguenza inevitabile a cui il Presidente Nazionale, in vario modo avvertito e richiamato, non intende porre rimedio.

Una situazione particolare fu rappresentata dal primo manifestarsi di una resistenza civile alle scelte e allo stile di governo associativo di Mario Barbuto.

Nel novembre 2021, si giunse in Consiglio Nazionale ad approvare il Regolamento Generale e, non si sa come, casualmente ci si accorse di patenti violazioni dei diritti di elettorato attivo e passivo precisati nell’art. 3 del nostro Statuto Sociale.

Ma, pur ripetutamente e inutilmente avvertito dell’errore, il Presidente procede a testa bassa, incurante di eventuali ricorsi, sicuramente vincenti, alle competenti autorità.

Senza inoltrarci, trattasi dell’inserimento di restrizioni dei diritti elettorali all’interno dell’art. 23, comma 17, del Regolamento che sul nostro sito, ancora pochi giorni fa, manteneva una versione del Regolamento che prevedeva per i soli delegati al Congresso il diritto di candidarsi alla carica di Presidente Nazionale e di Consigliere Nazionale.

Questo e tanto altro, soprattutto l’atmosfera sgradevole che ormai ci circonda, la quasi irrespirabilità dell’aria per i nostri dipendenti – comico ed offensivo sarebbe chiederne conferma – ci porta a non avere più fiducia nel Presidente Barbuto, il quale aveva tutti i mezzi, la preparazione ed il sostegno per guidare il sodalizio, purtroppo incamminatosi su un percorso non riconoscibile nella nostra tavola dei valori democratici fondati sul diritto fissato nel nostro Statuto.

Quale credibilità può mantenere un Presidente che, mettendo da parte la controversia associativa ed elettorale, al suo sfortunato rientro, dopo essersi impegnato a non rientrare in sella come nulla fosse accaduto, invece di trovare il modo di ricucire il gravissimo strappo, decide di usare l’arma della vendetta: querele, cadute di stile in trasmissioni radiofoniche, tentativo di forzare la mano per convocare un Congresso straordinario e da ultimo, non sappiamo che altro attenderci, estromettere il Direttore Romano.

Non era questo l’accordo che ci aveva visto uniti, non era questo il patto di amicizia politica che ci doveva contraddistinguere.

Purtroppo, il filo che avevamo intrecciato si è logorato.

Serve girare pagina prima possibile, e c’è solo da sperare che non sia troppo tardi, per recuperare la strada della gestione collegiale, lo slancio e l’attenzione verso i più giovani e i più indifesi, verso gli ultimi tra gli ultimi che sperano in noi e che non possono essere quasi sempre traditi dalle nostre promesse logorate dagli angusti interessi di piccolo cabotaggio.

Carissimi Consiglieri Nazionali, abbiamo tutti, indipendentemente dalle nostre sensibilità, una responsabilità di non poco conto. Armiamoci di quel coraggio che non ci è mai storicamente venuto meno.

Ci sono sempre buone ragioni e sempre ce ne saranno per rimandare e rimandare le nostre decisioni. Più le rimandiamo e le rimuoviamo, più l’involuzione associativa diventa patologicamente irrecuperabile. La nostra collettività ha risorse di uomini e donne inimmaginabili che devono essere valorizzate; questo è il nostro vero capitale prezioso da mettere in campo e da rendere protagonista di una ossigenazione che rivitalizzi tutti gli organi dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

A noi la responsabilità di esprimerci, di dare il nostro parere, consapevoli delle eventuali conseguenze, in primis per la vita associativa, nonché per eventuali risvolti che potrebbero personalmente coinvolgerci a rispondere in altre sedi, visti i ruoli che certo ci onorano, ma che comportano responsabilità ed oneri di non poco conto.

Non si potrà certo credere che tanti tra noi, improvvisamente, abbiano deciso un cammino così irto di ostacoli, di proporre la sfiducia al Presidente nazionale Barbuto, a cuor leggero.

C’è un tempo per la riflessione, il confronto.

Arriva il momento di assumersi la responsabilità di decidere.

Il futuro darà il suo responso.

Al Presidente Barbuto un appello:

lasci che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti si rassereni e ritrovi l’unità e di ciò gli sarà dato onore e merito.

I Consiglieri Nazionali proponenti la Mozione di sfiducia a Mario Barbuto, Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Firmato dai sottostanti consiglieri e/o presidenti regionali:

Calisi Chiara

Callegaro Roberto

Calò Valter

Cola Claudio

Colantonio Gabriele

Corradetti Adoriano

Esposito Nunziante

Fornaro Giuseppe

Lacorte Paolo

Lapietra Giuseppe

Palummo Annamaria

Pulcini Alina

Sbianchi Francesca

Testa Pietro

Vivaldi Arturo

Zoccano Vincenzo